Esiste una via d’uscita al sovraindebitamento? La risposta a questa domanda è “sì” ed in questo articolo andremo proprio ad elencare alcune procedure necessarie per mettere un punto definitivo alla propria situazione debitoria. La prima buona notizia, che a volte può sembrare paradossale, è che la cifra non conta perché anche debiti elevati possono avere un lieto fine, anzi: a volte si riescono ad estinguere più rapidamente di quelli “piccoli” (ciò non significa che sia opportuno arrivare a situazioni di rischio: lo sconsigliamo decisamente!)
Indice
L’importanza della legge salvasuicidi
Il primo strumento che viene in nostro aiuto in caso di sovraindebitamento è giudiziario e si tratta della legge n°3 del 2012 altresì detta legge “Salvasuicidi”. Questa legge, in modo particolare, si rivolge a quanti:
- devono restituire un capitale molto alto;
- vedono gli interessi dei propri debiti crescere sempre di più;
- non hanno più accesso al credito da parte delle banche;
- sono aggrediti da procedure esecutive e pignoramenti da parte dei creditori.
In questi casi, la legge consente al debitore di risolvere la propria posizione debitoria pagando solo una parte di questi debiti, commisurata a quanto egli può effettivamente permettersi e tenuto conto delle esigenze di sostentamento della propria famiglia. Tre, in particolare, sono le soluzioni che offre la legge: il piano del consumatore, l’accordo con i creditori per risolvere il debito e la liquidazione del patrimonio. Vediamole ora nel dettaglio.
Uscire dai debiti con il piano del consumatore
Con il piano del consumatore chi ha una soglia di sovraindebitamento molto alta ha la possibilità di rivolgersi ad un esperto del settore, che metterà a punto un programma di pagamento di una parte soltanto dei debiti accumulati, tenendo conto delle attuali disponibilità finanziarie e patrimoniali quali ad esempio stipendio, immobili di proprietà e via discorrendo. Se il giudice dovesse approvare tale piano, si pagherà per un certo periodo di tempo una determinata somma ai vari creditori. Al termine di questo periodo, il debitore verrà liberato da ogni obbligo senza aver pagato l’intera somma del debito.
Come fare ad accordarsi con i propri creditori
Un altro rimedio previsto dalla legge a favore di chi ha problemi di debiti prevede l’accordo con i creditori.
In tal caso, anziché presentare un piano di rientro direttamente al giudice ci si potrà avvalere con l’aiuto di un professionista qualificato per un accordo con i propri creditori.
Il vantaggio di questo rimedio sta nel fatto che, se si otterrà il consenso di almeno il 60% dei propri creditori, anche quelli eventualmente contrari all’accordo dovranno adeguarsi e accettare il pagamento soltanto parziale del debito.
Anche in questo caso la cifra finale da versare sarà inferiore a quella complessiva del debito.
Uscire dai debiti con la liquidazione del patrimonio
La legge 3 del 2012 prevede, come affermato in precedenza, anche il rimedio della liquidazione del patrimonio. Con una tradizionale procedura esecutiva, la casa o gli altri beni in proprio possesso verrebbero venduti all’asta ad un prezzo irrisorio e il debito con i creditori rimarrebbe il medesimo. Con la liquidazione del patrimonio è possibile far vendere la casa e gli altri beni ad un prezzo più equo. Inoltre, qualunque sarà il ricavato della vendita, si diventerà libero dal debito anche se i creditori non riceveranno l’intera somma dovuta.
Come tutelarsi dai debiti dei genitori in vita e dai defunti
Talvolta si è obbligati a rispondere non solo dei propri debiti, ma anche di quelli altrui come nel caso di genitori o famigliari. Come fare quindi a tutelarsi dai debiti dei genitori ancora in vita? Due le strade percorribili: la rinuncia dell’eredità o la sua accettazione con beneficio di inventario. Nel primo caso non si è tenuti a pagare i creditori e le eventuali loro richieste possono essere ignorate e accantonate. Nel secondo frangente l’erede dichiara di accettare un’eredità ma di voler evitare che il suo patrimonio personale venga confuso con quello del defunto.
L’accettazione con il beneficio d’inventario comporta che si ereditino tutti i crediti e i debiti del defunto e che si possa riscuotere tutti i crediti; tuttavia, non si è tenuti a pagare debiti o a soddisfare legati che vadano oltre il valore del patrimonio ricevuto.
In questo modo si evita di ricevere un’eredità dannosa e i debiti vengono estinti solo con l’utilizzo del patrimonio del defunto e non anche con quello dell’erede.
Quando i debiti vanno in prescrizione
La legge prevede che chiunque abbia un credito nei confronti di qualcun altro possa esercitare il suo diritto a pretendere il pagamento del denaro che gli spetta entro un determinato periodo di tempo.
Una volta trascorso tale periodo, il creditore non avrà più la possibilità di riottenere i propri soldi in quanto il debito si sarà estinto per prescrizione. Normalmente, la prescrizione di un credito avviene dopo 10 anni (periodo valido per tutti i debiti che derivano da un contratto o da un’obbligazione unilaterale, come quella fra due privati), ma ci sono alcuni casi nei quali può essere applicata la cosiddetta prescrizione breve, che è pari a 5 anni. Il conteggio del termine di prescrizione ha inizio dal primo giorno in cui può essere fatto valere il diritto da parte del creditore fino all’ultimo previsto dalla legge. Nel caso in cui si dovesse ricevere una pretesa di pagamento per un debito il cui termine di prescrizione sia già scaduto, è possibile contestarla. Per farlo sarà necessario redarre una lettera di messa in mora e procedere con una diffida nei confronti del creditore; in entrambi i casi si dovrà inviare una raccomandata a/r specificando che il debito è ormai prescritto e non si può più richiedere alcun pagamento.